lunedì 9 febbraio 2009

LA PRIMAVERA

Quando il Vasari, nel 1568, vide questo dipinto nella Villa Medicea di Castello, lo descrisse come "Un'altra Venere che le Grazie la fioriscono, dinotando la Primavera".
La splendida opera di Sandro Botticelli fu eseguita proprio per quella Villa, anche se figura nell'inventario della dimora urbana di Lorenzo e Giovanni, figli di Pierfrancesco de' Medici.
Quando, nel 1476, il loro padre morì, i due passarono sotto la tutela del cugino Lorenzo (il Magnifico ) che li consigliò di comprare la Villa di Castello nel 1477.

La grande tavola raffigura il Regno di Venere, dea che viene collegata alla primavera e al mese di aprile: posta al centro dell'opera, sovrastata da Amore, rappresenta la virtù dell'humanitas e l'amore spirituale, che possono elevare l'anima fino a Dio e renderla immortale.
Le figure mitologiche si susseguono da destra a sinistra ed è infatti da destra a sinistra che, usualmente, si compie la lettura.
La prima cosa che colpisce l'occhio sono due alberi inclinati, che contrastano con tutti gli altri ben eretti: sembra quasi un invito ad iniziare la lettura perché chi piega quei tronchi è il primo personaggio: Zefiro ( Favonio ).Il vento primaverile, con il "soffio della passione" feconda Clori, ninfa dalla cui bocca sgorgano fiori.


Costei si trasforma in Flora dalla veste letteralmente cosparsa di fiori; Flora, dea della Primavera, rappresenta l'unificazione di princìpi opposti: Castità ( Clori) e Amore ( Zefiro).

Al fianco sinistro di Venere stanno le tre Grazie ( le Horae della Primavera ) che, quasi eteree, danzano con leggiadria: Castitas viene iniziata ai misteri amorosi dalle sorelle Voluptas e Pulchritudo; in alto Amore (Cupido) sta per scoccare la freccia della passione in direzione di Castitas.



Infine troviamo Mercurio che disperde le nubi con il suo caduceo:il suo compito è di svelare i misteri d'Amore.
Le varie specie floreali e arboree sono circa cinquecento e sono rese con estrema precisione botanica, forse anche con l'aiuto della traduzione della "Naturalis Historia" di Plinio: di fiori è cosparso il prato calpestato dai vari personaggi e, tutt'intorno si levano siepi di alloro e aranci.

Le fonti classiche a cui l'artista si ispirò sono sicuramente le "Odi" di Orazio,il "De rerum natura" di Lucrezio , i "Fasti" di Ovidio; attinse anche alle "Stanze per la giostra" del contemporaneo Agnolo Poliziano; il Poliziano in effetti compose la sua opera tra il 1475 ed il 1478, periodo in cui il Botticelli eseguiva "La Primavera".
Tale lasso di tempo non concorda con alcuni critici, che collocano la Primavera tra il 1482 e il 1483.

Dal punto di vista simbolico, si nota che tra le piante ci sono anche il cipresso e il tasso, oltre al melograno e al ranuncolo sulla fronte di Flora, che hanno notoria locazione cimiteriale e quindi vogliono alludere alla morte: questo avvalorerebbe la tesi secondo cui, l'opera botticelliana, ha un significato funebre, in ricordo di Simonetta Cattaneo, amata platonicamente da Giuliano de' Medici e, di Giuliano stesso, ucciso nella congiura dei Pazzi nel 1478 .
Sembra però assurdo che la festosità che si nota nella Primavera, voglia ricordare il senso della morte.
In realtà la maggior parte delle piante e dei fiori dipinti, hanno significati di gioia e di amore, o comunque significati positivi;ne citerò alcuni:
gli aranci sono carichi di fiori e frutti; oltre ad essere frutti del Giardino degli Esperidi, le arance amare sono sacre a Venere e ricordano le pene d'amore, simboleggiano il matrimonio ed infine erano i frutti dei Medici perché somigliano alle palle dorate del loro stemma;
il mirto è sacro a Venere: con questa pianta la dea coprì la sua nudità al momento della sua nascita dal mare ( come ci racconta Ovidio nei "Fasti" ); il mirto è pure un simbolo di matrimonio , amore e desiderio sessuale;
l'alloro simbolo di gloria e di fama.

Alcuni hanno voluto notare che i fiori del prato non sembrano per niente calpestati, nonostante i cinque personaggi, tra cui tre danzanti addirittura: c'è da rilevare che, molto probabilmente, il fatto è dovuto al voler rappresentare il miracolo primaverile nel suo nascere.

Ho voluto parlare della "Primavera" forse nel desiderio inconscio che, la bella stagione finalmente arrivi a sostituire i rigori del'inverno che quest'anno è stato particolarmente tedioso.

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Firenze. Galleria degli Uffizi.

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6 commenti:

Rosaria ha detto...

Con grande gioia ci avviciamo sempre di più alla primavera...questo tuo post è l'ideale, per ricordarcelo.
Bellissima opera.

Si dice che il Botticelli sparse sul prato più di 200 foglie diverse tra loro è stato studiato e scoperto che nessuna foglia è identica alle altre.

Buona serata Saverio e saluti a Paola.

Saverio ha detto...

Gazie Rosy: le tue visite sono sempre gradite.
Ti saluto caramente, insieme a Paola e ti auguro buona serata

Arianna ha detto...

Di primavera per ora non ce n'è neppure l'ombra...complimenti per il post, hai ben analizzato l'opera. Ciao, Arianna!

Saverio ha detto...

Sei gentile Arianna; purtoppo è vero, questa primavera si fa molto desiderare: ma arriverà.
Ciao

Franco ha detto...

E' molto bello e da sollievo,sapere che un tempo ammirare l'arte ci faceva sentire parte di essa.La bellezza e' cio' che mi stimola ad amare il mondo in cui mi trovo e tu.. dai uno spiraglio a chi la vuol vedere....Grazie!

ISOLE-GRECHE.com ha detto...

Una di quelle opere che si comprende soltanto vedendola dal vivo...