domenica 21 dicembre 2008

IL MITO DI PROMETEO E PANDORA


Si narra che Prometeo, figlio del Titano Giapeto, modellò l'uomo dall'argilla dandogli sembiante simile a quello degli dei: qui sorge spontaneo il paragone con il modo in cui Dio creò Adamo...
Oltre a creare gli uomini Prometeo volle per loro il bene e perciò, con l'aiuto di Minerva( Atena), rubò il fuoco dal carro del Sole per donarlo all'umanità. Secondo altri accese una torcia dal fuoco che perennemente ardeva sull'Olimpo, altri ancora dicono che lo prese dalla fucina di Efesto(Vulcano). Dopo aver donato il fuoco agli uomini, Prometeo insegnò loro come usarlo per fabbricarsi armi per cacciare e difendersi; con lui impararono a costruirsi case, a modellare vasi e ciotole.
Quando Zeus (Giove), si accorse che gli uomini facevano sempre più progressi, adirato, punì Prometeo:lo fece incatenare ad una roccia e un'aquila ogni giorno si nutriva del suo fegato che, ogni notte ricresceva; così quel supplizio sarebbe stato eterno fino quando, un giorno, Ercole liberò il Titano.
A Zeus comunque quella vendetta non bastava: volle punire anche gli uomini.
Per suo desiderio Efesto modellò una fanciulla con creta e acqua: Atena le diede il soffio vitale.
Pandora fu istruita nelle astuzie ed inganni da Ermete ( Mercurio ) e nell'arte della seduzione da Afrodite; poi, vestita d'argento e inghirlandata, andò al cospetto di Zeus.
Zeus, le fece dono di un cofanetto; le disse di custodirlo senza mai aprirlo, per nessun motivo ( e qui si pensa a Eva... anche lei non doveva cogliere il frutto dell'albero del Bene e del Male per nessun motivo, ma...) e le propone di sposare Epimeteo, fratello di Prometeo. Costui non era saggio come il fratello e fu lusingato di sposare la donna scelta per lui da Zeus.
Per diverso tempo i due vissero felici ( proprio come Adamo ed Eva nell'Eden ) ma un giorno Pandora, stanca e annoiata, mentre Epimeteo dormiva, sopraffatta dalla curiosità e certa di trovare chissà quali ricchezze, aprì il cofanetto.
Subito, si sprigionarono tutti mali che da allora affliggono l'umanità spargendosi ovunque.
Pandora disperata cercò di richiudere subito il cofanetto ma era tardi. Zeus aveva compiuto la vendetta ( come Lucifero, che sotto forma di serpente tenta Eva..)
La sola cosa che Pandora riuscì a rinchiudere nello scrigno fu la speranza: grazie a questo l'umanità riesce da allora, ad andare avanti sopravvivendo a dolori, malattie e ogni sorta di avversità.
Questo episodio mitologico conclude quella che i poeti definirono "'Età dell'Oro". E comunque si può interpretare anche come una allegoria che ci spiega in modo favolistico il perchè l'uomo deve lottare tutti i giorni per tutta la sua esistenza contro ogni tipo di avversità, consapevole che tuttavia può contare sulla speranza che secondo me non deve mai abbandonarci.






Immagini:
Kylix laconica con Prometeo e Atlante; è una coppa fabbricata a Sparta, attribuita al pittore di Archesilas II.
Cerveteri 560-550. a.C. Musei Vaticani.
"Pandora" di John William Waterhouse.
"Adamo ed eva"(particolare) di Peter Paul Rubens.

giovedì 11 dicembre 2008

NATIVITA'


"Natività Paumgartner" di Albrecht Durer- 1502/1503- conservata nell'Alte Pinakothek di Monaco.
Il trittico, noto come "Altare Paumgartner", fu commissionato dai figli di Martin Paumgartner, per la chiesa di Santa Katharina, in memoria del padre morto nel 1478.
Nella tavola centrale, ai due lati in basso è raffigurata la famiglia dei committenti: a sinistra il padre con i due figli,Luca e Stefano; l'uomo con la barba è il secondo marito della vedova Paumgartner, Hans Schonbach. A destra la madre dei committenti, Barbara Volckamer con le due figlie Maria e Barbara.
Nelle tavole laterali i due committenti tornano nelle vesti di S.Giorgio( Stefano ) e di S.Eustachio (Luca ).
Nel dipinto c'è da notare , dal punto di vista simbolico, l'asino e il bue.
C'è un verso di Isaia che recita" Il bue conosce il proprietario e l'asino la greppia del suo padrone, ma Israele non conosce e il mio popolo non comprende" : da queste parole i teologi hanno dedotto che l'asino della Natività viene usato come simbolo dell'ebraismo e viene contrapposto al bue, simbolo del paganesimo.
Nella simbologia comunque, l'asino si presta ad interpretazioni contrastanti:può indicare umiltà, docilità, semplicità ma, a causa della sua proverbiale caparbietà , può anche assumere significati negativi divenendo simbolo di accidia, arroganza, stupidità e lussuria.
Quando è raffigurato in ginocchio di fronte ad un calice, è attributo di Sant'Antonio da Padova.
L'asino è spesso raffigurato insieme a Sileno che, ubriaco, a stento si regge sul dorso dell'animale.
Nel mito del re Mida, assume un carattere negativo: infatti, Apollo, per punire l'impudenza del re che, durante una gara tra il dio e Pan, si era espresso favorevole a Pan, gli fa crescere le orecchie d'asino.

Il bue, principalmente appare come animale da soma, da fatica.
Un tempo era considerato un animale sacrificale, in sostituzione dell'agnello, quindi a simbolo del sacrificio di Gesù.
Nel Medioevo, è associato all'allegoria della Pazienza.
Nell'iconografia della Natività, il bue, vicino all'asino, può rappresentare il Nuovo Testamento contrapposto all'Antico Testamento rappresentato dall'asino.
Il bue è anche attributo di Sant'Agostino, che da giovane era detto"bue silenzioso", e di Santa Lucia, che fu legata ad un tiro di buoi.

In questo dipinto c'è da notare inoltre l'Angelo in cielo: l'Angelo,simbolo del messaggio divino, vuol indicare che dall'alto giunge l'annuncio della nascita di Cristo a tutti gli uomini.

Maria ci appare inginocchiata: immagine che si è andata definendo nel Rinascimento, cioè da quando l'Adorazione del Bambino Gesù diventa motivo dominante nell'iconografia della Natività.

Giuseppe è raffigurato sempre inginocchiato, ma ha anche le sembianze di un uomo anziano: e questo mette in evidenza la paternità divina di Cristo.

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lunedì 1 dicembre 2008

IL MITO DI PROSERPINA


Mitologia:dice Sallustio ( 86-34 a.C. ) "Queste cose non avvennero mai, ma sono sempre"

Il mondo mitologico è molto affascinante e suggestivo, con i suoi eroi divini e insieme umani , forti, invincibili o deboli come le creature più comuni.
Nel post precedente ho citato Proserpina: il suo mito vuole essere la spiegazione dell'alternarsi delle stagioni.

La leggenda narra che Cerere (per i greci Demetra) figlia di Crono e Rea, quindi sorella di Giove, generò dall'unione con Giove, Proserpina ( dal greco Persefone o Core= fanciulla) e, con lei viveva tranquillamente in Sicilia. Proserpina divenne una bellissima fanciulla.
Un giorno, mentre stava cogliendo fiori presso il monte Aleso, fu notata da Plutone ( Ades ) dio dell'Inferi, che se ne innamorò e la rapì conducendola nel suo regno infernale.
Demetra non vedendo tornare la figlia si disperò e iniziò a cercarla ovunque.
Tale ricerca durò per anni. Un giorno la dea giunse ad Eleusi, una piccola città nei pressi di Atene e decise di riposarsi per un po': travestita da vecchia si presentò al re Celeo. La regina, Metanira, aveva bisogno di una nutrice per il figlioletto Demofoonte:così Demetra accettò di svolgere le mansioni di nutrice, convinta anche che, occuparsi di un bambino, le avrebbe attutito il dolore della perdita della sua unica figlia. Fu ad Eleusi che la dea ebbe notizie di Proserpina: un pastorello aveva assistito alla scomparizione della fanciulla; disse che un uomo alto che guidava un carro d'oro tirato da cavalli neri, l'aveva afferrata ed era scomparso con lei in una voragine che si era aperta sul lato di una montagna.
Cerere, felice di sapere che la figlia era ancora viva, si adirò per l'inganno subito, inganno perpetrato da Plutone e, probabilmente con il consenso di Giove.
Allora lasciò Eleusi e riprese il suo vagabondare per il mondo rifiutandosi di rendere fruttuosa la terra.
L'umanità, per tutto il girovagare di Cerere, patì la mancanza di cibo e anche gli dei non ricevevano più i sacrifici e i doni usuali.
Così intervenne Giove: inviò Mercurio da Plutone per chiedere che Proserpina fosse liberata.
Il re degli inferi accettò solo a condizione che la fanciulla non avesse mai toccato cibo in tutto il periodo della sua permanenza.
Proserpina affermò che, sapendo che il cibo offertole ogni giorno era quello dei morti, dall'amaro sapore di cenere, lo aveva sempre rifiutato: così Mercurio la portò via da lì e la ricondusse alla madre .
Non appena Cerere poté riabbracciare la figlia, il mondo rinacque: l'inverno scomparve e lasciò posto alla primavera.
Nel frattempo Plutone venne a sapere dal demone Ascalafo che in realtà Proserpina, di nascosto, aveva mangiato alcuni chicchi di melagrana: infuriato pretese l'immediato ritorno di Proserpina.
Avendo Cerere minacciato che, se la figlia le fosse stata di nuovo tolta, avrebbe reso la terra sterile, Giove giunse ad un compromesso: Proserpina per nove mesi sarebbe stata con la madre e per gli altri tre al fianco del suo sposo.
Cerere non si arrese del tutto: quando la figlia scendeva agli inferi, gli alberi si spogliavano e tutta la terra diveniva brulla e fredda; al suo ritorno sulla terra era di nuovo tutto un germogliare e un tripudio di colori .

Così dunque, nei tempi antichi, gli uomini spiegavano l'alternanza delle stagioni.

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Il ratto di Proserpina di Gianlorenzo Bernini - Galleria Borghese - Roma